Il mondo della luna, libretto, Parma, Monti, [1750]

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Cortile nella casa d’Ecclitico con specula, canocchiale, notte con luna.
 
 CORO
 
    Bella dea del terzo cielo
 con gli influssi tuoi felici,
 or ch'ascoso è il dio di Delo,
 tu consola i buoni amici,
5dona ognor buona fortuna
 agli amanti della luna.
 
 ECCLITICO
 Basta, basta, discepoli,
 alla triforme dea le voci giunsero,
 esauditi sarete in breve termine.
10Su via, tosto sugli omeri
 prendete l'arcimassimo
 mio canocchial novissimo.
 Drizzatel su la specula
 perpendicolarmente inver l'ecclitica.
15Vuo' veder se avvicinasi
 de' due pianeti il sinodo,
 id est quando la luna al sol congiungesi,
 che dal mondo volgare ecclissi appellasi.
 Andate, andate subito
20pria che Cintia ritorni al suo decubito. (Prendono il canocchiale e lo portano dentro alla specula, vedendosi spuntar fuori dalla sommità della medesima)
 Oh le gran belle cose
 che a intendere si danno
 a quei che poco sanno per natura!
 Oh che gran bel mestier ch'è l'impostura!
25Chi finge di saper accrescer l'oro,
 chi cavar un tesoro,
 chi dispensa secreti,
 chi parla dei pianeti,
 chi vende mercanzia
30di falsa ipocrisia,
 chi finge nome, titolo e figura,
 oh che gran bel mestier è l'impostura!
 Io fo la parte mia
 con finta astrologia,
35ingannando egualmente i sciocchi e i dotti,
 che un bravo cacciator trova i merlotti.
 Eccone uno; ecco quel buon cervello
 del signor Bonafede.
 A lui, che tutto crede,
40con una macchinetta,
 inventata dal mio sottile ingegno,
 far un colpo galante ora m'impegno.
 
 SCENA II
 
 BUONAFEDE e detto
 
 BONAFEDE
 Si puol entrar?
 ECCLITICO
                               Sì, venga, mi fa grazia.
 BONAFEDE
 Servo, signor Ecclitico;
45in che cosa si sta lei divertendo?
 ECCLITICO
 Nella speculazion di varie stelle
 stav'or considerando
 l'analogia che unisce
 alle fisse l'erranti,
50al capo di Medusa il Can celeste,
 al cuore del Leon la Spiga d'oro
 ed all'Orsa maggior l'occhio del Toro.
 BONAFEDE
 Oh bellissime cose!
 Anch'io d'astrologia son dilettante
55ma quel che mi dà pena
 è il non saper trovar dottrina alcuna
 che mi sappia spiegar cos'è la luna.
 ECCLITICO
 La luna è un corpo diafano
 che dai raggi del sol è illuminato;
60ma in quel bel corpo luminoso e tondo
 che credete vi sia? V'è un altro mondo.
 BONAFEDE
 Oh che cosa mi dite!
 Colà v'è un altro mondo?
 Ma cosa son quei segni
65che si vedon nel corpo della luna?
 So che un giorno mia nonna,
 la qual non era sciocca,
 mi disse ch'ella avea gli occhi e la bocca.
 ECCLITICO
 Scioccherie, scioccherie. Le macchie oscure
70son del mondo lunar colline e monti.
 Non già monti sassosi,
 come da noi veggiam, ma son formati
 d'una tenue materia,
 la qual s'arrende e cede
75alla pression del piede;
 indi s'alza bel bello e non si spacca,
 onde l'uomo cammina e non si stracca.
 BONAFEDE
 Oh che bel mondo! Ma ditemi, amico,
 come siete arrivato
80a scoprir cosa tale?
 ECCLITICO
 Ho fatto un canocchiale
 che arriva a penetrar cotanto in dentro
 che veder fa la superficie e il centro.
 Individua non solo
85i regni e le provincie
 ma le case, le piazze e le persone.
 Col mio canocchialone
 posso veder lassù per mio diletto
 spogliar le donne quando vanno a letto.
 BONAFEDE
90Oh bellissima cosa!
 Ma dite, non potrei,
 caro Ecclitico mio,
 col vostro canocchial veder anch'io?
 ECCLITICO
 Perché no? Benché io sia
95solo inventor della mirabil arte,
 voglio che ancora voi ne siate a parte.
 BONAFEDE
 Obbligato vi sono e vi sarò.
 Vederete per voi cosa farò.
 ECCLITICO
 Nella specula entrate,
100nel canocchial mirate.
 Cose belle vedrete,
 cose rare, per cui voi stupirete.
 BONAFEDE
 Ma chi son quei signori
 che dove io deggio entrar vengono fuori?
 ECCLITICO
105Sono scolari miei,
 amanti della luna come lei.
 BONAFEDE
 Servitor obbligato.
 
 SCENA III
 
 Gli scolari escono dalla specula e s’inchinano a BUONAFEDE
 
 ECCLITICO
 Olà, Claudio, Pasquino, (Vengono due servi)
 la macchina movete,
110fate ch'ella s'appressi al canocchiale,
 onde mirando in quella
 il signor Bonafede
 movere le figure ad una ad una
 creda mirar nel mondo della luna. (Partono i servi)
115Quanti sciocchi mortali
 con falsi canocchiali
 credono di veder la verità
 e non sanno scoprir le falsità.
 Quanti van scrutinando
120quello che gli altri fanno
 e sé stessi conoscere non sanno. (Si vede accostarsi alla cima del canocchiale una macchina illuminata, dentro la quale si muovano alcune figure)
 Il signor Bonafede
 ora di veder crede
 le lunatiche donne sol lassù
125e lunatiche sono ancor quaggiù. (Bonafede esce dalla specula ridendo)
 BONAFEDE
 Ho veduto, ho veduto.
 ECCLITICO
                                           E cosa mai?
 BONAFEDE
 Ho veduto una cosa bella assai.
 
    Ho veduto una ragazza
 far carezze ad un vecchietto.
130O che gusto, oh che diletto
 che quel vecchio proverà.
 
    Oh che mondo benedetto,
 oh che gran felicità! (Torna nella specula)
 
 ECCLITICO
 Se una ragazza fa carezze a un vecchio,
135non la sprona l'amor ma l'interesse.
 Lo vezzeggia, lo adora
 ma che crepi il meschin non vede l'ora. (Bonafede esce dalla specula)
 BONAFEDE
 Oh questa assai mi piace!
 ECCLITICO
                                                  Che vuol dire?
 BONAFEDE
 Ho veduto il contrario
140di quello che fra noi si suol usare
 e fra un uomo e una donna praticare.
 
    Ho veduto dall'amante
 per il naso esser menata
 certa donna innamorata
145che chiedeva invan pietà.
 
    Oh che usanza prelibata!
 Oh si usasse ancora qua!
 
 ECCLITICO
 E qui ancor si useria,
 se gli uomin non patisser di pazzia.
 BONAFEDE
150Caro signor Ecclitico,
 ho veduto gran cose;
 e per farvi veder che son contento,
 questa borsa tenete.
 ECCLITICO
                                        Oh meraviglio!
 BONAFEDE
 Eh prendetela, via, che io così vuo'.
 ECCLITICO
155Se volete così, la prenderò.
 BONAFEDE
 Diman ci rivedrem.
 ECCLITICO
                                       Siete padrone.
 BONAFEDE
 Certo, quel canocchiale è assai ben fatto;
 tutto, tutto si vede. Ho un gusto matto.
 
    La ragazza col vecchione,
160uh carina bel piacere!
 Avess'io sì buon boccone,
 bravo, bravo, oh bel vedere!
 Una donna per il naso,
 che bel colpo! Che bel caso!
165Oh che mondo benedetto!
 Oh che gran felicità!
 
    Che piacere, che diletto,
 oh che gusto che mi dà! (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ECCLITICO, poi ERNESTO e CECCO
 
 ECCLITICO
 Io la caccia non fo alle sue monete
170ma vorrei, se potessi,
 la sua figlia Clarice,
 custodita con tanta gelosia,
 torla dalle sue mani e farla mia.
 ERNESTO
 Amico, vi son schiavo.
 ECCLITICO
175Servo, signor Ernesto.
 CECCO
                                           Riverisco
 il signor secretario della luna.
 ECCLITICO
 Sei pazzo e tal morrai.
 ERNESTO
                                           Veduto uscire
 ho dalla vostra casa
 il signor Buonafede. È vostro amico?
 ECCLITICO
180Amico ed amicone
 della mia strepitosa professione.
 ERNESTO
 Egli ha una bella figlia.
 ECCLITICO
                                             Anzi n'ha due.
 CECCO
 Anzi rassembra a me
 che colla cameriera n'abbia tre.
 ERNESTO
185Son di Flaminia amante.
 ECCLITICO
 Ed io Clarice adoro.
 CECCO
 Per Lisetta ancor io spasimo e moro.
 ERNESTO
 L'ho chiesta a Buonafede
 ed ei me l'ha negata.
 ECCLITICO
190Spera di maritar le proprie figlie
 con prencipi e signori.
 CECCO
                                            E così spera
 a un conte maritar la cameriera.
 ECCLITICO
 Corrisponde Flaminia all'amor vostro?
 ERNESTO
 Mi ama con tutto il cor.
 CECCO
                                             La mia Lisetta
195per le bellezze mie par impazzita.
 ECCLITICO
 E Clarice è di me pur invaghita.
 Ditemi, vogliam noi
 rapirle a questo pazzo?
 ERNESTO
                                             Il ciel volesse!
 ECCLITICO
 Secondatemi dunque e non temete.
 CECCO
200Un ottimo mezzan so che voi siete.
 ECCLITICO
 A danar come state?
 ERNESTO
                                        Quando occorra,
 io vuoterò l'erario.
 CECCO
 Io sacrificherò tutto il salario.
 ECCLITICO
 Andiamo. Ho un machinista
205che prodigi sa far. Con il mio ingegno
 oggi di far m'impegno
 che il signor Buonafede, ch'è un baggiano,
 le tre donne ci dia colla sua mano.
 CECCO
 Oh bravo!
 ERNESTO
                      E come mai?
 ECCLITICO
                                                Tutto saprete.
210Preparate monete,
 preparate di far quel che dirò
 e la parola mia vi manterrò.
 
    Un poco di danaro,
 un poco di giudizio
215ci vuol per quel servizio,
 voi m'intendete già.
 
 SCENA V
 
 ERNESTO e CECCO
 
 CECCO
 Costui dovrebbe al certo
 esser ricco sfondato.
 ERNESTO
                                        E a che motivo?
 CECCO
 Perché a far il mezzano
220egli non ha difficoltade alcuna.
 Ed è questo un mestier che fa fortuna.
 ERNESTO
 Tu dici male; Ecclitico è sagace
 e se in ciò noi compiace
 il fa perché Clarice ei spera ed ama.
 CECCO
225Ho inteso, ho inteso. Ei brama
 render contenti i desideri suoi
 e vuol far il piacer pagar a noi.
 ERNESTO
 Orsù taci e rammenta
 chi son io, chi sei tu.
 CECCO
230Per cent'anni, padron, non parlo più.
 ERNESTO
 Vado in questo momento
 danaro a provveder. Tu va', m'attendi
 d'Ecclitico all'albergo, ove domani,
 mercé il di lui talento,
235spero che l'amor mio sarà contento.
 
    Grandi è ver son le mie pene
 nel pensar al caro bene
 ma il mio cor si strugge intanto,
 benché speri un dì pietà.
 
240   Il mio spirto resta oppresso
 né ravviso più me stesso
 e consola questo pianto
 la perduta libertà.
 
 SCENA VI
 
 CECCO solo
 
 CECCO
 Qualche volta il padrone mi fa ridere.
245Ei segue il mondo stolido
 che cambia a tutto il termine
 e il nome cambia ben e spesso agli uomini.
 Per esempio a un ippocrita
 si dice uom divotissimo;
250all'avaro si dice un bravo economo
 e generoso vien chiamato il prodigo.
 Così appella talun bella la femina,
 perché sul volto suo la biacca semina.
 
    Mi fanno ridere
255quelli che credono
 che quel che vedono
 sia verità.
 
 SCENA VII
 
 Camera.
 
 FLAMINIA e CLARICE
 
 CLARICE
 Eh venite, germana,
 andiam su quella loggia
260a goder della notte il bel sereno.
 FLAMINIA
 Se il genitore austero
 ci ritrova colà, misere noi.
 CLARICE
 Che badi a' fatti suoi.
 Ci vuol tener rinchiuse,
265e dall'aria difese,
 come fossimo noi tele di ragno?
 FLAMINIA
 Finché noi siam soggette
 al nostro genitor convien soffrire.
 CLARICE
 Ma io per vero dire,
270stanca di questa soggezion noiosa,
 non veggo l'ora d'esser fatta sposa.
 FLAMINIA
 E quando sarem spose
 avrem di soggezion finiti i guai?
 Anzi sarem soggette più che mai.
 CLARICE
275Eh sorella, i mariti
 non son più tanto austeri.
 Aman la libertade al par di noi
 ed abbada ciascuno ai fatti suoi.
 FLAMINIA
 Se l'accordasse il padre,
280spererei con Ernesto esser felice.
 CLARICE
 Lo spererei anch'io
 con Ecclitico mio.
 FLAMINIA
 Quell'Ecclitico vostro
 è un uom ch'altro non pensa
285che a contemplar or l'una, or l'altra stella.
 CLARICE
 Questo è quello, sorella,
 che in lui mi piace più.
 Finché ei pensa alla luna, ovvero al sole,
 la sua moglie farà quello che vuole.
 FLAMINIA
290Ma il genitor, io temo,
 non vorrà soddisfarci.
 CLARICE
                                           Evvi in tal caso
 un ottimo espediente.
 Maritarci da noi senza dir niente.
 FLAMINIA
 Ciò so che non conviene a onesta figlia.
295Ma se amor mi consiglia,
 e il padre a me si oppone,
 io temo che all'amor ceda ragione.
 
    Nell'orror di notte oscura,
 son smarrito passaggiero,
300chiedo aita e mi risponde
 solo l'aura tra le fronde
 con un lieve mormorar.
 
    Al confuso mio pensiero,
 tutto oggetto è di spavento
305né un sol raggio di contento
 incomincia a scintillar.
 
 SCENA VIII
 
 CLARICE, poi BONAFEDE
 
 BONAFEDE
 Brava, signora figlia,
 v'ho detto mille volte
 che non uscite dalla vostra stanza.
 CLARICE
310Ed io tant'altre volte
 mi son dichiarata
 che non posso soffrir di star serrata.
 BONAFEDE
 E ben bene, fraschetta,
 so io quel che farò.
 CLARICE
                                     Sì, castigatemi;
315scacciatemi di casa e maritatemi.
 BONAFEDE
 Se io ti maritassi,
 non castigarei te ma tuo marito.
 Né castigo maggior dar gli potrei,
 quanto una donna pazza, qual tu sei.
 CLARICE
320Io pazza? V'ingannate.
 Pazza sarei qualora
 mi lasciassi un po' troppo intimorire
 e avessi per rispetto a intisichire.
 
    Son ragazza da marito
325e lo voglio, già il sapete,
 e se voi non mel darete,
 da me stessa il prenderò.
 
    Ritrovatemi un partito
 che sia proprio al genio mio
330o lasciate, farò io.
 Se lo cerco il troverò.
 
 SCENA IX
 
 BUONAFEDE, poi LISETTA
 
 BONAFEDE
 Se mandarla potessi
 nel mondo della luna, avrei speranza
 castigata veder la sua baldanza.
 LISETTA
335Serva, signor padrone.
 BONAFEDE
                                            Addio Lisetta.
 LISETTA
 Vuol cenare?
 BONAFEDE
                           È anco presto, aspetta un poco.
 LISETTA
 Ho posta già la sua pappina al foco.
 BONAFEDE
 Brava, brava. Lisetta, oh se sapessi
 le belle cose che ho vedute!
 LISETTA
                                                    E cosa
340ha veduto di bello?
 BONAFEDE
 Ho avuto la fortuna
 di mirar dentro al tondo della luna.
 LISETTA
 (Ecco la sua pazzia).
 BONAFEDE
                                        Senti, può darsi...
 Sai che ti voglio ben. Può darsi ancora,
345se tu mi sei fedel, se non ricusi
 di darmi un po' d'aiuto,
 ch'io ti faccia veder quel che ho veduto.
 LISETTA
 Sapete pur ch'io sono
 vostra serva fedele e se mi lice
350vostra tenera amante
 (invaghita però sol del contante).
 BONAFEDE
 Quand'è così, mia cara,
 della ventura mia ti voglio a parte.
 Vedrai d'un uomo l'arte
355quanto può, quanto vale;
 le prodezze vedrai d'un canocchiale.
 LISETTA
 Vorrei che un canocchial si desse al mondo,
 da cui vedeste il fondo
 del mio povero cor che sol per voi
360arde d'amore e fede.
 (Egli è pazzo da ver, se me lo crede).
 BONAFEDE
 Per rimirar là dentro
 in quel tuo cor sincero
 serve di canocchial il mio pensiero.
365Vedo che mi vuoi bene,
 vedo che tu sei mia.
 LISETTA
 (Ma non vede che questa è una pazzia).
 BONAFEDE
 Doman ti vuo' condur dal bravo astrologo.
 Vedrai quel che si pratica lassù
370dalle donne da ben, come sei tu.
 LISETTA
 
    Una donna come me
 non vi fu né vi sarà.
 Io son tutt'amor e fé,
 io son tutta carità.
375Domandate a chi lo sa.
 Sì ch'è vero ognun dirà.
 
 SCENA X
 
 BONAFEDE, poi ECCLITICO
 
 BONAFEDE
 È poi la mia Lisetta
 una bona ragazza.
 Non è di quelle serve impertinenti
380che quando hanno la grazia del padrone
 vogliono in casa far le satrapone.
 ECCLITICO
 Ehi, signor Bonafede, (Di dentro)
 si puol entrar?
 BONAFEDE
                              Oh capperi, chi è qui?
 Venite, signorsì,
385cos'è tal novità?
 Qualche cosa di grande vi sarà.
 ECCLITICO
 Compatite s'io vengo
 in quest'ora importuna a disturbarvi.
 Un segno d'amicizia io vengo a darvi.
 BONAFEDE
390O che buona ventura a me vi guida?
 ECCLITICO
 V'è nessun che ci ascolti?
 BONAFEDE
                                                No, siam soli.
 Parlate pur con libertà.
 ECCLITICO
                                             Voi siete
 l'unico galantuom ch'io stimo ed amo,
 onde vi vengo a usar per puro affetto
395un atto d'amicizia e di rispetto.
 BONAFEDE
 Obbligato vi son. Ma che intendete
 voler dire con ciò?
 ECCLITICO
                                    Vengo da voi
 per sempre a licenziarmi.
 BONAFEDE
                                                  Oh dei! Per sempre?
 Ditemi, cosa fu?
 ECCLITICO
400Amico, addio. Non ci vedrem mai più.
 BONAFEDE
 Voi mi fate morir. Ma perché mai?
 ECCLITICO
 Tutto confido a voi. Sappiate, amico,
 che il grand'imperatore
 del bel mondo lunar con lui mi vuole.
405Io fra pochi momenti
 sarò insensibilmente
 trasportato lassù per mio destino
 e sarò della luna cittadino.
 BONAFEDE
 Come! È vero? Oh gran caso! Oh me infelice,
410se resto senza voi! Ma in qual maniera
 la voce di lassù poté arrivare?
 ECCLITICO
 Là nel mondo lunare
 un astrologo v'è come son io
 che ha fatto un canocchial simile al mio.
415Congiunti nella cima i canocchiali
 e levato il cristallo, o sia la lente,
 facilissimamente
 sento quel che si dice là in quel mondo
 e col metodo stesso anch'io rispondo.
 BONAFEDE
420Oh prodigio! Oh prodigio! Ed in che modo
 sperate andar tant'alto?
 Dalla terra alla luna vi è un gran salto.
 ECCLITICO
 Tutto vuo' confidarvi.
 Dal canocchiale istesso
425il grande imperatore
 mi ha fatto tramandar certo liquore
 che quando il beverò
 leggiermente alla luna io volerò.
 BONAFEDE
 Amico, ah se voleste
430aiutar mi potreste.
 ECCLITICO
                                     E come mai?
 BONAFEDE
 Col darmi un pochettin di quel liquore
 che v'ha mandato il vostro imperatore.
 ECCLITICO
 (Eccolo nella rete).
 BONAFEDE
                                     E poi anch'io
 verrò lassù con voi.
 ECCLITICO
                                      Ma non vorrei
435che se n'avesse a mal sua maestà.
 BONAFEDE
 È un signor di bon cor, non parlerà.
 ECCLITICO
 Orsù mi siete amico.
 Vi voglio soddisfar. Quest'è il liquore,
 giacché non v'è nessuno,
440vuo' che ce lo beviam metà per uno.
 BONAFEDE
 E poi come faremo?
 ECCLITICO
 E poi ci sentiremo
 sottilizzar le membra in forma tale
 che andremo in su, come se avessim l'ale.
 BONAFEDE
445Beverei ma non so.
 Sono fra il sì e il no.
 ECCLITICO
 Compiacervi credevo;
 se pentito già siete, io solo bevo. (Finge di bevere)
 BONAFEDE
 Non lo bevete tutto
450per carità.
 ECCLITICO
                      Tenetemi, che ormai
 mi sembra di volare. Oh me felice!
 Che singolar fortuna!
 Or or sarò nel mondo della luna.
 BONAFEDE
 Cos'avete negli occhi?
455Parete ispiritato.
 ECCLITICO
 Dallo spirto lunar sono invasato.
 Addio. Vado.
 BONAFEDE
                           Fermate.
 Voglio venir anch'io.
 ECCLITICO
                                        Ecco, tenete
 il resto del liquor dunque e bevete.
 BONAFEDE
460Ma le figliuole mie? Ma la mia serva?
 ECCLITICO
 Quando sarete là
 grazia per esse ancor s'impetrerà.
 Vado, vado.
 BONAFEDE
                         Son qui. Bevo, aspettate. (Beve)
 ECCLITICO
 (Bevi, buon pro ti faccia.
465Io bevuto non ho. Fra pochi instanti
 dal sonnifero oppresso e addormentato
 crederà nella luna esser portato).
 BONAFEDE
 Ecco bevuto ho anch'io.
 Mondo, mondaccio rio,
470per sempre t'abbandono.
 Uomo sopralunar fatto già sono.
 Oimè sento un gran foco.
 ECCLITICO
 Soffrite. A poco a poco
 tramutar sentirete
475tutte le vostre membra e goderete.
 BONAFEDE
 Par che mi venga sonno.
 ECCLITICO
                                               Ecco l'effetto
 che fa il liquor perfetto.
 BONAFEDE
 Non posso star in piedi.
 ECCLITICO
                                              Accomodatevi.
 State pronto a salire e consolatevi.
 BONAFEDE
480Mi sembra di volar.
 ECCLITICO
                                       Lo credo anch'io.
 BONAFEDE
 Caro Ecclitico mio,
 ditemi dove sono. In terra o in aria?
 ECCLITICO
 Vi andate a poco a poco sollevando.
 BONAFEDE
 Mi vo sottilizzando;
485ma come uscir potrem... da questa stanza?
 ECCLITICO
 Abbiamo in vicinanza
 un ampio finestrone.
 BONAFEDE
 Vado, vado senz'altro.
 ECCLITICO
                                          (Oh che minchione!)
 BONAFEDE
 
    Vado, vado, volo, volo.
 
 ECCLITICO
 
490Bravo, bravo, mi consolo.
 
 BONAFEDE
 
 Dove siete?
 
 ECCLITICO
 
                         Volo anch'io.
 
 BONAFEDE, ECCLITICO A DUE
 
 Addio mondo, mondo addio. (Escono Clarice e Lisetta)
 
 CLARICE
 
 Caro padre, cosa c'è?
 
 LISETTA
 
 Padron mio, che cos'è?
 
 BONAFEDE
 
495   Vado, vado, volo, volo.
 
 LISETTA, CLARICE A DUE
 
 Dove, dove.
 
 ECCLITICO
 
                         Oh che fortuna!
 
 BONAFEDE
 
 Vo nel mondo della luna.
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 More, more, oimè che more!
 
 BONAFEDE
 
 Oh che gusto, oh che diletto!
 
 ECCLITICO
 
500Viva, viva, o che fortuna!
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 More, more.
 
 BONAFEDE
 
                          Cara luna,
 vengo, vengo, vengo a te. (S’adormenta)
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
    More, more, presto, presto.
 Qualche spirto troverò.
505Presto, presto tornerò. (Partono)
 
 ECCLITICO
 
    Il bon sonnifero
 gli offusca il cerebro.
 Portar dagli uomini
 via lo farò.
 
510   Fabrizio, Prospero (Vengono due servi)
 su via prendetelo
 e là portatelo
 nel mio giardin. (Portano via Bonafede)
 
    Le donne tornano
515e si disperano,
 perché già credono
 morto il meschin. (Tornano Clarice e Lisetta)
 
 CLARICE
 
    Povero padre, ahi che morì.
 
 LISETTA
 
 Ahi, che di vivere tosto finì.
 
 ECCLITICO
 
520No, non piangete, non è così.
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 Ahi, che di vivere tosto finì.
 Ahi, che tormento, ahi che morì.
 
 ECCLITICO
 
 Fe' testamento, eccolo qui.
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 Ahi, che tormento, ahi che morì!
 
 ECCLITICO
 
525   «Lascio a Clarice seimila scudi,
 se di sposarsi risolverà».
 
 CLARICE
 
 Era mortale, questo si sa.
 
 ECCLITICO
 
    «Lascio a Lisetta cento ducati,
 quando il marito ritroverà».
 
 LISETTA
 
530Era assai vecchio; questo si sa.
 
 ECCLITICO
 
    Povero vecchio, più nol vedrete!
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 Ahi che tormento che voi mi date.
 
 ECCLITICO
 
 Pronta è la dote, se la volete.
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 Mi fate ridere; mi consolate.
535Viva chi vive.
 
 A TRE
 
                            Chi è morto è morto.
 Dolce conforto la dote sarà.
 
 Fine dell’atto primo